Dagli altari alla polvere: la parabola della terapia ormonale sostitutiva (Tos) potrebbe essere giunta a fine corsa con la pubblicazione di una dettagliata metanalisi firmata dal Collaborative group on epidemiological studies of ovarian cancer pubblicata sulla rivista The Lancet. In base ai dati, il ricorso alla Tos per controllare i disturbi della menopausa tra cui vampate di calore, sudorazione notturna, secchezza vaginale, insonnia e incontinenza urinaria aumenta la probabilità di cancro all'ovaio se paragonata a quella riscontrata in donne, con analoghe caratteristiche anagrafiche, ma che non hanno assunto ormoni.
Il tumore all'ovaio è un grave evento avverso perché non dà segni di sé fino a quando non ha raggiunto dimensioni notevoli, influenzando la diagnosi precoce e l'esito dei trattamenti. Uno dei primi trial a sollevare qualche dubbio sugli effetti negativi a lungo termine dell'assunzione di estrogeni e progestinici in post-menopausa è stato il Women's health initiative in cui emerse un aumento del rischio di infarto, trombosi e tumore del seno nelle donne trattate con la Tos. Alla luce di questi risultati molte pazienti interruppero il trattamento ma altre donne, circa sei milioni solo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, hanno proseguito rassicurate dal fatto che cicli brevi non comportano rischi. L'articolo di The Lancet mette in luce una realtà ben diversa: per le donne che prendono la Tos per 5 anni, a partire dai 50 anni, ci sarà una diagnosi di cancro ovarico in più ogni 1000 casi trattati e un decesso in più per ogni 1700.
Il rischio è presente anche per periodi di assunzione inferiori ai 5 anni, senza differenza per lo schema di soli estrogeni o estro-progestinici. Permane, inoltre, a distanza di dieci anni dalla sospensione della Tos. Perché interessa il farmacista: i disturbi della menopausa compromettono la qualità di vita di molte donne. Ci sono rimedi alternativi alla terapia ormonale, privi di rischi, che possono essere consigliati.
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