Secondo i risultati di uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine, le vampate di calore e le sudorazioni notturne tipiche del periodo di transizione tra fertilità e menopausa durano per circa sette anni in oltre metà delle donne. «I sintomi vasomotori rappresentano il segno distintivo della transizione menopausale e interessano 8 donne su 10 influenzandone la qualità di vita» spiega Nancy Avis della Wake Forest School of Medicine a Winston-Salem in North Carolina, che sottolinea come nonostante l'importanza di questi sintomi, manchino stime affidabili sulla loro durata.
E proprio per calcolare calcolare tali durate, Avis e colleghi hanno analizzato i dati di SWAN, Study of women's health across the nation, uno studio multietnico che ha coinvolto poco meno di 1.500 donne in transizione menopausale e con frequenti sintomi vasomotori. «I sintomi venivano considerati frequenti se si erano presentati per sei giorni nelle due settimane precedenti» precisa la ricercatrice che valutando i dati raccolti è giunta alla conclusione che la durata mediana di vampate di calore e sudorazioni notturne è di 7,4 anni. «Se i sintomi iniziano in peri-menopausa la durata è maggiore, con una mediana superiore a 11,8 anni, mentre se si manifestano solo dopo la menopausa la durata si riduce e la mediana arriva a 3,4 anni» afferma l'autrice.
Anche l'etnia influenza la durata dei sintomi: quella maggiore si osserva per le donne afro-americane (10,1 anni) seguite dalle ispaniche e dalle bianche non ispaniche (8,9 e 6,5 anni rispettivamente). Chiudono la classifica le donne cinesi e giapponesi, con una durata mediana dei sintomi pari a 5,4 e 4,8 anni, rispettivamente. «Altri fattori legati alla durata dei sintomi vasomotori sono la giovane età, il basso livello di istruzione, una maggiore sensibilità ai sintomi, un maggiore stress percepito e la presenza di ansia o depressione» aggiunge Avis.
«I risultati dello studio suggeriscono l'utilizzo di un approccio personalizzato e informato di assistenza clinica per le donne di mezza età che oggi hanno diverse opzioni per la gestione dei sintomi vasomotori e più opportunità per le decidere assieme agli operatori sanitari quali provvedimenti adottare» scrive in un editoriale di commento Gloria Richard-Davis della University of Arkansas a Little Rock.
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